giovedì 15 dicembre 2022

I compiti della prof: com’è andata con Babbo Natale

Caro Babbo Natale, 

io lo sapevo che c’era qualcosa di strano, fin dall’inizio. Infatti quando ero molto piccola non c’eriCherry, non esistevi, dovevo aspettare la fine delle vacanze per avere i miei regali perché me li portava la befana.

La befana mi stava molto simpatica, ero quasi contenta di tornare alla vita di tutti giorni dopo le vacanze. A quei tempi le vacanze mi sembravano lunghissime, tutte le vacanze sembravano lunghissime. Quelle di Natale moltissimo, perché dovevo aspettare fino alla fine per avere i regali. 

I miei genitori parlavano sempre con molta nostalgia di altre entità generose con i bambini, decantavano i morti che continuavano a mantenere un legame con i nipoti e con i vivi portando dolci e giocattoli nella notte della loro festa. Poi commentavano sempre che quando erano piccoli c’era la guerra e le cose andavano male, che erano tempi difficili e che quindi io ero fortunata. 

Era strana questa cosa della fortuna. Se si parla di entità magiche che portano i doni quando ti comporti bene, che c’entra la fortuna? 

Ogni tanto sentivo sentivo mia nonna, l’altra,  che invece parlava di un certo San Nicolò perché dalle sue parti era proprio lui che si dava da fare ai primi di dicembre.


Eppure, nonostante queste crepe sulla superficie delle storie, non mi facevo troppi problemi, mi bastava che ci fosse qualcuno pronto ad esaudire i miei desideri.

Una volta ho incontrato anche Gesù bambino. Fu un evento stranissimo perché era una specie di punizione. Quell’anno era sbucato fuori  che Gesù bambino mi doveva portare un orologio, un orologio vero e invece ero stata molto monella. Quando ero piccola facevo un sacco di capricci, ero un po’ viziata, volevo tutto, non avevo tanti freni. 

Così Gesù bambino dentro l’astuccio lungo e rosso di un orologio ci mise tanti pezzetti di carbone, quello vero della stufa. Certo, poi l’orologio è arrivato perché mi ero messa sotto ed ero stata molto brava così la Befana aveva potuto fare il suo lavoro. 


Io lo sapevo che c’erano cose strane perché non era possibile che la stessa befana a me portasse un sacco di roba, ero figlia unica in una famiglia medioborghese quindi raccoglievo un bel po’, mentre la mia compagna di banco che era sicuramente molto più brava di me riceveva una calza con i dolci, forse un giocattolino si e no. 

C’era qualcosa di strano però, tu lo sai babbo Natale, le cose uno se le ritrova e le accetta e se le sogna e io sognavo. 

Come ti dicevo, la befana mi piaceva molto. Non credo che mandassi sempre delle lettere, sicuramente lei sapeva benissimo quello che mi piaceva. 

Mi ricordo un anno, un regalo da grandi. Ero ancora piccola, abitavamo ancora nella casa vecchia, quindi non avevo neanche 10 anni e mi arriva un regalo da grande: il mangiadischi portatile con le batterie. Era verde, mi ricordo che di pomeriggio siamo andati a trovare una collega di mia madre e io, visto che era portatile me lo sono portato dietro e mi piaceva ascoltare la musica (erano dischi a 45 giri anche del festival di Sanremo, qualcuno ce l’avevo perché piaceva a mia madre) e cantare. Mi sembrava molto bello, ormai ero pronta per i regali da grande. 



Poi, non lo so quando è successo… sei arrivato tu, Babbo Natale. La Befana  per me è sparita. A scuola c’erano alcuni che dicevano “a me i regali li porta Babbo Natale, a me li porta la Befana…” tutto tranquillo era normale, ognuno aveva il suo. Certo Babbo Natale era più comodo, ricevevi i regali all’inizio delle vacanze e potevi giocarci fino alla fine. La befana non mi ha fatto trovare più neanche le caramelle… 


Come sai, io ci credo. Credo che tu ci sei, ci ho sempre creduto e quando ad un certo punto tutti quanti hanno iniziato a dirmi che non eri vero (perché ero grande per crederci ancora) io mi dicevo “ma sì… forse non esiste proprio così, sicuramente non può essere proprio uno con barba e pancione,  con le renne… però sicuramente c’è un mistero, c’è un sogno…”  e io a quel sogno ci credevo e tu lo sai non ho mai smesso di credere. 


Ad un certo punto ho cominciato a collaborare con i miei genitori per costruire  la sceneggiatura di Babbo Natale per mio fratello più piccolo,  ma anche allora io lo sapevo che non eravamo noi a sistemare tutto per la mattina dopo. Magia? Sogno? Andava benissimo così, ero più che certa che Babbo Natale fosse presente. E la Befana, mi chiederai? Non lo so, alla fine è diventata un’ombra del passato.


Ecco, l’altro giorno quando leggevo la lettera di Tolkien mi sono ritornate in mente queste cose. È ho pensato che sarebbe proprio giusto che ad un certo punto Babbo Natale lo dicesse  chiaramente: “Basta, adesso sei grande. Adesso non c’è più bisogno di me. Puoi scegliere tu cosa comprare per regalo, hai l’autonomia per farlo. Io ritornerò quando sarà il momento ma tu devi fare in modo che l’idea sopravviva.”Ecco pensavo mentre guardavo ad uno ad uno i miei ragazzi di prima che raccontavano la delusione. Ci deve essere un momento, quello giusto, in cui Babbo Natale ti devi dire che sarà l’ultima letterina che scriverai perché sei grande per poter ricevere delle monete con le quali comprare ciò che più desideri. Ecco, questo forse finora è il modo più bello che io abbia sentito per abbandonare (fino a quando non ci sarà un nuovo bambino piccolo) l’idea di Babbo Natale.

Con gratitudine