domenica 11 agosto 2013

Clandestini

Mi ritrovo con la casa rimessa a posto che però porta i segni dell'intrusione.
Hanno sistemato e pulito tutto, c'è profumo di fresco ed è stato pure rifatto il letto e l'orologio ha già la batteria. 
Giro per le stanze e affiorano le tracce, la prima, ingombrante, la finestra rotta aperta anche se chiusa e pochi pezzi di vetro. Poi la borsa a fiori, in un angolo del soggiorno con la chiusura rotta, dentro ci sono due paia di stivali da pioggia verdi e un maglione. La porto fuori, guardo ancora dentro con gli occhi profanatori, eppure sono le mie cose ad essere state profanate. Sul tavolo c'è un barattolo di gommina per i capelli che fa tenerezza, profuma in modo diverso e sulla confezione i caratteri sono diversi e illeggibili. 
Quando penso che tutto ormai è finito e apro l'armadio, mi appaiono violenti nuovi brandelli di vite sconosciute. Appesi ci sono cappotti duri e pesanti come pietre, con la sciarpa poggiata alla gruccia, sembrano accoppiati a due a due. Una borsa con le immagini della Champion league, con i giocatori e il tifo disegnati e dentro ancora maglioni e sciarpe e due teli cerati verdi che forse hanno riparato dagli schizzi del mare. Una maglietta è azzurra, piccola, da ragazzo. Porto fuori i resti e li allineo uno dietro l'altro all'aria. Nel bagno c'è una bustina di sciampo di quelle che danno in albergo, la scritta è francese, è stata aperta e consumata solo per meta e ce n'è un'altra intera e integra. Butto quella aperta e metto da parte quella chiusa, per ricordo? Decido di conservarla. 
Frugo nella borsa della Champion, panni panni e fogli di carta accartocciati sul fondo. Lascio stare o guardo? Guardo. Infilo le mani nella busta e tiro fuori un foglio fotocopiato come quelli che diamo ai nostri ragazzi a scuola. Quesiti domande di matematica e fisica, in francese. 
Vedo il ragazzo davanti al mio specchio che si sistema i capelli con la gommina, che si infila gli stivali e la cerata verde prima di salire sulla barca e che nasconde i fogli della conoscenza nella busta di plastica per proteggerli dalle onde e dagli spruzzi. Di sera al buio sicuramente hanno forzato la finestra per entrare e hanno dormito nel mio letto, hanno cercato coperte e qualche spiccio ma non hanno rotto niente e non hanno portato via niente. Si sono avvolti nelle coperte leggere dell'estate e nei loro cappotti. Sono entrati e usciti dalle finestre difettose per la salsedine. 
La normalità in quelle domande di fisica, il moto rettilineo è uniforme dovunque sulla faccia della terra, una tabella a doppia entrata, le leve... Ne ho aperto solo un paio di quei fogli accartocciati. Fatti a palla per la rabbia, per il dolore, la nostalgia, perchè le risposte non arrivano visto che la paura blocca il pensiero oppure perche arrivano troppo fluide, perchè è troppo facile il compito...
Tutta la roba è fuori da casa mia. Allineata sulla terrazza e pronta per essere buttata via dopo aver attraversato il mare. 

Padre e figlio? Fratelli? Erano in due o di piu? A sbarcare forse erano stati in sei, si sono divisi, sono restati insieme nella casa fredda dell'estate?
La matematica è stata un salvagente a cui aggrapparsi per salvarsi dal naufragio? Quanto piu lontana la terraferma tanto piu i numeri hanno fatto da bussola per non dimenticare quello che si lasciava alle spalle equello che faceva parte del sogno. Le donne non ci sono? O forse era una ragazza coraggiosa, vestita con abiti senza sesso ad aver lasciato casa alla ricerca di un nuovo modo di essere? Capelli corti da maschio e stivali verdi contro la pioggia e gli schizzi delle onde. 
Confronto quella vita a questa mia, abbarbicata alle certezze delle mie stanze ordinate, delle cose lasciate da un anno ad un altro, con qualche brandello di ricordi del passato, i giochi dei figli, le conchiglie, le pinne del mare. Penso alle noie di certe giornate, alle scelte difficilili (?), alle valutazioni, ai sì e ai no da dire e da contrattare. Lego queste vite appena sfiorate alla mia e mi sorprende il coraggio delle scelte di lasciare tutto e andare via, la fiducia che esiste un posto migliore verso cui tendere, la fede (o la disperazione) che ti fa vedere ogni cambiamento come migliore... E nella mano stretta chiusa a pugno quel foglio che racconta la voglia di sapere e di conoscere e quei numeri, calcoli, problemi che guidano il percorso. Dovrò ripagare e far riparare due finestre, come ogni volta quando c'è uno sbarco la mia casa involontariamente (?) accoglie. Buona fortuna.