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giovedì 5 ottobre 2017

Valutazione e autovalutazione del testo scritto

Durante gli incontri di formazione sulla valutazione, ho parlato di una "tecnica"(?) che utilizzo da anni. Forse ormai un po' vecchiotta e datata.
I colleghi mi hanno chiesto di condividerla, lo faccio qui con la scheda di uso che racconta cosa faccio in classe.

Motivazione
Come coinvolgere gli alunni della scuola media nel momento della correzione degli elaborati e della valutazione degli stessi?
Come fare per usare in modo funzionale la didattica dell’errore per migliorare gradualmente le prestazioni dei discenti?
L’ autovalutazione ,cioè quando una persona “fa il punto” su qualche cosa che gli interessa, che gli serve, per prendere consapevolezza della tappa in cui si trova  in quel momento e quindi capire e decidere come procedere,  è la naturale conseguenza/sbocco della valutazione formativa. Infatti più lo studente è coinvolto nel suo apprendimento e nella sua valutazione, più diventa autonomo in entrambi.


Lo studente
-   prende coscienza dei propri successi/insuccessi
-   compie delle scelte
-   può capire/scoprire cose che possono essere motivanti per il suo apprendimento
-   se tutto questo avviene in una situazione di contratto, in cui è ancora più individualizzato il suo rapporto con ciò che deve apprendere e con l’insegnante, lo studente è senz’altro più coinvolto e le azioni che fa sono più importanti per lui
-   inizia un percorso verso l’autonomia del proprio apprendimento.
L’insegnante
-   stabilisce con lo studente strategie per il suo apprendimento   
-   è consapevole che gli studenti, devono imparare a autovalutarsi e quindi deve aiutarli in questo cammino


Descrizione dell’attività


  1. L’attività si svolge durante le verifiche in classe di produzione scritta.
  2. Ogni alunno ha a sua disposizione la scheda di valutazione del testo scritto che viene illustrata dal docente con esempi.
  3. Patto formativo: per garantire un effettiva “partecipazione emotiva” all’attività il docente “contratta” con gli alunni che l’attività di autocorrezione sarà parte integrante della valutazione dell’elaborato. Garantire allo studente che anche un compito inizialmente molto scorretto, se ben autocorretto viene valutato positivamente, assicura un’attenzione forte al momento della correzione.
Questo “patto formativo”  di solito vale  per il primo biennio della secondaria di primo grado. Nel corso della terza media, per evitare il rischio di adagiarsi sulle opportunità delle indicazioni del docente, perdendo quindi l’autonomia nella stesura dei compiti scritti, anche in prospettiva del compito d’esame, gli alunni usano in modo autonomo la scheda per l’autocorrezione, senza la mediazione del docente.
  1. Il docente corregge l’elaborato (di solito nella versione “brutta copia”) sottolineando o indicando la parte non corretta e indicando la sigla dell’errore corrispondente.
  2. L’alunno procede all’autocorrezione degli errori. Durante quest’attività è invitato a interagire con il docente per tutti i casi relativi  agli errori di tipo A.Competenza ideativa e testuale ciò permette un lavoro individualizzato con il singolo allievo. Può procedere in modo autonomo per tutti gli altri tipi di errore ma può ricorrere al supporto del docente e/o del/i compagno/i tutte le volte che non si sente sicuro. Il docente può utilizzare alcuni erori “tipici” o “ricorrenti” come esemplificazioni a beneficio del gruppo.
  3. Il docente corregge per la seconda volta l’elaborato, confrontando la “brutta copia” con le autocorrezioni che l’alunno ha apportato e valuta l’elaborato finale.
  4. La griglia di valutazione dell’elaborato rimanda alle caratteristiche del  testo scritto che sono presenti nella Scheda di autocorrezione del testo scritto. In questo modo per l’alunno è più facile comprendere le motivazioni della valutazione ed eventualmente i punti di forza/debolezza dell’elaborato.
  5. Per praticità il computo dei  livelli è stato fatto in decimi.

n.b. lo stesso strumento può essere applicato e usato tutte le volte che lo si ritiene necessario, certamente l’ufficialità dell’utilizzo durante le verifiche dà risultati migliori relativamente alla motivazione.

domenica 11 agosto 2013

Clandestini

Mi ritrovo con la casa rimessa a posto che però porta i segni dell'intrusione.
Hanno sistemato e pulito tutto, c'è profumo di fresco ed è stato pure rifatto il letto e l'orologio ha già la batteria. 
Giro per le stanze e affiorano le tracce, la prima, ingombrante, la finestra rotta aperta anche se chiusa e pochi pezzi di vetro. Poi la borsa a fiori, in un angolo del soggiorno con la chiusura rotta, dentro ci sono due paia di stivali da pioggia verdi e un maglione. La porto fuori, guardo ancora dentro con gli occhi profanatori, eppure sono le mie cose ad essere state profanate. Sul tavolo c'è un barattolo di gommina per i capelli che fa tenerezza, profuma in modo diverso e sulla confezione i caratteri sono diversi e illeggibili. 
Quando penso che tutto ormai è finito e apro l'armadio, mi appaiono violenti nuovi brandelli di vite sconosciute. Appesi ci sono cappotti duri e pesanti come pietre, con la sciarpa poggiata alla gruccia, sembrano accoppiati a due a due. Una borsa con le immagini della Champion league, con i giocatori e il tifo disegnati e dentro ancora maglioni e sciarpe e due teli cerati verdi che forse hanno riparato dagli schizzi del mare. Una maglietta è azzurra, piccola, da ragazzo. Porto fuori i resti e li allineo uno dietro l'altro all'aria. Nel bagno c'è una bustina di sciampo di quelle che danno in albergo, la scritta è francese, è stata aperta e consumata solo per meta e ce n'è un'altra intera e integra. Butto quella aperta e metto da parte quella chiusa, per ricordo? Decido di conservarla. 
Frugo nella borsa della Champion, panni panni e fogli di carta accartocciati sul fondo. Lascio stare o guardo? Guardo. Infilo le mani nella busta e tiro fuori un foglio fotocopiato come quelli che diamo ai nostri ragazzi a scuola. Quesiti domande di matematica e fisica, in francese. 
Vedo il ragazzo davanti al mio specchio che si sistema i capelli con la gommina, che si infila gli stivali e la cerata verde prima di salire sulla barca e che nasconde i fogli della conoscenza nella busta di plastica per proteggerli dalle onde e dagli spruzzi. Di sera al buio sicuramente hanno forzato la finestra per entrare e hanno dormito nel mio letto, hanno cercato coperte e qualche spiccio ma non hanno rotto niente e non hanno portato via niente. Si sono avvolti nelle coperte leggere dell'estate e nei loro cappotti. Sono entrati e usciti dalle finestre difettose per la salsedine. 
La normalità in quelle domande di fisica, il moto rettilineo è uniforme dovunque sulla faccia della terra, una tabella a doppia entrata, le leve... Ne ho aperto solo un paio di quei fogli accartocciati. Fatti a palla per la rabbia, per il dolore, la nostalgia, perchè le risposte non arrivano visto che la paura blocca il pensiero oppure perche arrivano troppo fluide, perchè è troppo facile il compito...
Tutta la roba è fuori da casa mia. Allineata sulla terrazza e pronta per essere buttata via dopo aver attraversato il mare. 

Padre e figlio? Fratelli? Erano in due o di piu? A sbarcare forse erano stati in sei, si sono divisi, sono restati insieme nella casa fredda dell'estate?
La matematica è stata un salvagente a cui aggrapparsi per salvarsi dal naufragio? Quanto piu lontana la terraferma tanto piu i numeri hanno fatto da bussola per non dimenticare quello che si lasciava alle spalle equello che faceva parte del sogno. Le donne non ci sono? O forse era una ragazza coraggiosa, vestita con abiti senza sesso ad aver lasciato casa alla ricerca di un nuovo modo di essere? Capelli corti da maschio e stivali verdi contro la pioggia e gli schizzi delle onde. 
Confronto quella vita a questa mia, abbarbicata alle certezze delle mie stanze ordinate, delle cose lasciate da un anno ad un altro, con qualche brandello di ricordi del passato, i giochi dei figli, le conchiglie, le pinne del mare. Penso alle noie di certe giornate, alle scelte difficilili (?), alle valutazioni, ai sì e ai no da dire e da contrattare. Lego queste vite appena sfiorate alla mia e mi sorprende il coraggio delle scelte di lasciare tutto e andare via, la fiducia che esiste un posto migliore verso cui tendere, la fede (o la disperazione) che ti fa vedere ogni cambiamento come migliore... E nella mano stretta chiusa a pugno quel foglio che racconta la voglia di sapere e di conoscere e quei numeri, calcoli, problemi che guidano il percorso. Dovrò ripagare e far riparare due finestre, come ogni volta quando c'è uno sbarco la mia casa involontariamente (?) accoglie. Buona fortuna.

venerdì 21 giugno 2013

Medialog: Carezze digitali

Medialog: Carezze digitali: Ieri si è spento mio papà. Avrebbe compiuto i 79 anni il 20 maggio. Si è spento mentre gli tenevo la mano sopra la testa, come lui facev...